Aprile 19, 2024
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Sequestro di soldi, mezzi e quote societarie per 2 milioni di euro. Nei guai alcune ditte (una è livornese) di autotrasporti coinvolte nella frode fiscale scoperta dalla guardia di finanza. L’intera operazione è stata denominata “Ghost truck”.

INDAGINI DA GENNAIO

Le indagini – che nel mese di gennaio avevano portato agli arresti domiciliare un imprenditore livornese ed al sequestro di beni mobili e disponibilità finanziarie per oltre 300 mila euro, con la denuncia di 18 persone per reati fiscali – partono da una complessa indagine, condotta dal gruppo di Livorno e coordinata dai sostituti procuratori Massimo Mannucci e Daniele Rosa, basata sull’approfondimento di rapporti commerciali anomali tra imprese labroniche, operanti nel settore del trasporto di merci su strada per conto terzi. La ricostruzione delle fiamme gialle aveva già consentito di individuare numerose ditte “cartiere”, prive di una effettiva capacità patrimoniale, sprovviste di un reale impianto contabile, intestate a “prestanome” ed inottemperanti, di fatto, agli obblighi fiscali. Queste emettevano fatture gonfiate per esecuzione di prestazioni di trasporto, a favore delle imprese beneficiarie, consentendo a queste ultime l’indebita deduzione dei relativi costi e la detrazione dell’Iva esposta in fattura.

ALTRE 4 IMPRESE COINVOLTE

Le indagini proseguite dai finanzieri hanno fatto emergere, successivamente, il coinvolgimento nella frode di altre quattro imprese operanti nel settore degli autotrasporti (i nomi non sono stati resi noti dalla guardia di finanza): una società con sede a Livorno e tre ditte individuali aventi formalmente sede al di fuori del territorio labronico – ovvero a Scandiano e Pomarance – ma di fatto ivi operanti. In particolare, è stato accertato che una delle ditte ha emesso fatture per operazioni inesistenti per circa 280 mila euro nei confronti della società livornese; le altre due ditte, invece, a fronte di una concreta e fiorente attività imprenditoriale effettivamente svolta, oltre ad aver occultato la documentazione contabile, risultano aver omesso la presentazione delle dichiarazioni fiscali occultando all’erario oltre 6,5 milioni di euro, con un’imposta evasa quantificata in oltre 1,8 milioni di euro.

EVASIONE DA 5 MILIONI DI EURO

All’esito delle nuove indagini, è stata così quantificata un’imposta evasa complessivamente pari a circa 2 milioni di euro (che si somma a quella, pari a circa 3 milioni di euro, già accertata in seno alla medesima operazione); di conseguenza, nei giorni scorsi, i giudici per le indagini preliminari Tribunale, Ottavio Mosti Antonio del Forno, hanno emesso due ordinanze finalizzate al sequestro preventivo di disponibilità finanziarie, titoli, quote societarie e beni mobili registrati.

In sede di esecuzione del provvedimento cautelare, i militari hanno provveduto a ricostruire – anche valorizzando il patrimonio informativo a disposizione attraverso le molteplici banche dati in uso al Corpo – le disponibilità finanziarie e patrimoniali delle imprese, così sottoponendo a vincolo cautelare denaro, 18 automezzi (di cui 4 trattori stradali, 9 rimorchi e 5 autovetture tra le quali una Opel Insignia), nonché quote societarie.

L’attività eseguita ha la finalità di assicurare, in maniera trasversale e multidisciplinare, il contrasto ai contesti di illegalità economico-finanziaria connotati da maggiori gravità ed è il risultato della stretta sinergia operativa sviluppata con la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Livorno, voltaall’aggressione dei patrimoni illeciti.

fonte il tirreno livorno

e il gasolio che sta arrivando dalla Slovenia, con camion che circolano sulla A14 tutti i giorni ed arrivano fino in Puglia?

quando ci vogliamo mettere mano?

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Nell’ambito dell’attività di contrasto alle frodi nel settore dell’agevolazione fiscale sul gasolio utilizzato nell’attività di autotrasporto merci, disciplinata dal D.P.R. 277/2000, a seguito di un’analisi dei rischi locale e di un’articolata attività di verifica condotta anche con l’ausilio delle banche dati di altri Uffici (PRA, Provincia), i funzionari dell’Ufficio delle Dogane di Roma 1 in servizio presso la Sezione Operativa Territoriale di Rieti hanno accertato una frode perpetrata da una società di autotrasporto attraverso indebite compensazioni di crediti inesistenti con modello F24 (codice tributo 6740) per un importo complessivo pari a circa 180.000 euro.

In dettaglio, nel periodo dal 2010 al 2014, al fine dell’ottenimento del beneficio fiscale di cui sopra, un operatore del settore ha dichiarato di avere utilizzato gasolio per il rifornimento di numerosi autoveicoli impiegati nell’attività di autotrasporto merci in conto proprio i quali, nel corso delle operazioni di verifica, sono tuttavia risultati non essere nella sua disponibilità. Il legale rappresentante della società è stato denunciato alla competente Procura della Repubblica di Rieti.

fonte il giornale di Rieti