Home Posts tagged corruzione
News

Il 28 gennaio 2018 gli agenti della Questura di Taranto hanno arrestato sei colleghi della Stradale con l’accusa di avere ricevuto denaro da autisti di veicoli industriali per non emettere contravvenzioni. Indagati anche alcuni camionisti.

Sei poliziotti della Polstrada in servizio a Taranto sono finiti agli arresti domiciliari per corruzione. Ad eseguire i provvedimenti cautelari sono stati gli agenti della squadra mobile e della sezione di polizia giudiziaria della stradale. Le indagini, che riguardano verbali non elevati in cambio di danaro, sono condotte dal procuratore aggiunto Maurizio Carbone. I sei poliziotti arrestati, componenti di tre equipaggi della Polstrada, sono accusati di più ipotesi di induzione indebita a dare e/o promettere utilità, in relazione a fatti accaduti tra luglio e ottobre 2016. Secondo l’accusa, durante i controlli alla circolazione stradale, avrebbero indotto diversi camionisti a consegnare loro somme di denaro non dovute, omettendo così di elevare verbali per violazioni al Codice della Strada. Gli stessi conducenti sono indagati per avere, seppure indotti, promesso e/o dato le utilità richieste.

La denuncia

L’indagine è stata avviata dopo una telefonata anonima alla sala operativa della Questura di Taranto, nel corso della quale veniva segnalata la presenza sulla statale 100 di un equipaggio della Polstrada intento a caricare nel bagagliaio dell’auto di servizio (posta a fari spenti sul ciglio della strada) alcune casse di pesce prelevate da un furgone fermato per un controllo. Dopo la segnalazione, sono stati predisposti servizi di controllo che hanno consentito di rilevare e videoregistrare, in almeno due occasioni, l’effettiva consegna di banconote da parte di camionisti sottoposti a controllo dall’equipaggio indiziato. Sono state, quindi, montate microspie audio-video nell’auto di servizio dei poliziotti che hanno permesso di registrare i commenti scambiati tra gli indagati sia nell’immediatezza dei controlli sia subito dopo la partenza dei veicoli controllati, quindi i riferimenti fatti a violazioni rilevate ma non verbalizzate. Sono stati documentati diversi controlli fatti su strada nei confronti di autotrasportatori dai quali i poliziotti avrebbe ricevuto somme di denaro non quantificate. Nel tempo gli indagati si sono accorti della presenza delle microspie nelle vetture di servizio ed hanno cercato di addossare la responsabilità della denuncia a loro carico ai vertici del loro ufficio di appartenenza e della Questura. Tuttavia, nonostante sapessero dell’esistenza di indagini a loro carico, i poliziotti hanno continuato a compiere i delitti loro addebitati, seppure ricorrendo all’adozione di maggiori cautele.

Per non contestare le multe ai camionisti solitamente chiedevano una banconota da 50 euro i sei agenti della Polizia stradale di Tarato finiti oggi agli arresti domiciliari con l’accusa di corruzione. Due di essi, in un caso, avrebbero chiesto ad un operaio intento ad effettuare lavori stradali a Taranto ricariche telefoniche da acquistare per le loro utenze cellulari, omettendo in cambio di procedere al controllo nei suoi confronti. L’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal gip di Taranto Paola Incalza su richiesta del pm Maurizio Carbone, è stata notificata a Savino Dimastrochicco, Pietro Galeandro, Giuseppe Abatangelo, Antonio Pastore, Angelo Nunzella e Alessandro Vozza, tutti agenti della Polstrada che non facevano parte di equipaggi fissi ma venivano impiegati a rotazione. Fino a questo momento sono 15 gli episodi contestati per controlli stradali in agro di Ginosa e Castellaneta, a Chiatona, Massafra, nella zona mercatale di Manduria, sulla statale 106, sulla statale 7 e a Taranto città.

 

News

Un’inchiesta giudiziaria si abbatte sulla sottosezione della Polizia Stradale di Bagno di Romagna, che è competente per la sorveglianza dell’E45 da Casemurate fino a Pieve Santo Stefano, in Toscana. Il tutto è partito da un’attività ispettiva interna da parte del compartimento regionale di Bologna, che presto è finita sui tavoli della Procura della Repubblica di Forlì, per condotte anomale in particolare di due poliziotti lì in servizio, di cui uno era il comandante dell’epoca.

Le indagini della Procura, coordinate dal pm Lucia Spirito, si sono focalizzate sul vertice del reparto e su un sottufficiale che avrebbero percepito consistenti somme di denaro e altri benefici da alcune società che operano nel mondo dell’autotrasporto. Parte del denaro è stato utilizzato per l’acquisto di “strenne natalizie” di cui ha beneficiato tutto il personale del reparto, mentre la parte rimanente è andata in un “fondo cassa” custodito dal sottufficiale stesso, della bella cifra di 27.800 euro, accumulato nei corso delle “donazioni” avvenute dal 2012 al 2015.

Le indagini della Procura, che si sono avvalse di intercettazioni telefoniche ed ambientali, nonché diverse testimonianze di imprenditori, hanno evidenziato un quadro consistente in cui almeno 16 ditte di autotrasporto della provincia di Forlì-Cesena, Umbria, Lazio e Veneto, “sovvenzionavano” con ogni tipo di bene la polizia stradale di Bagno di Romagna, in cambio – ipotizza l’accusa – di trattamenti di favore sui controlli operati nel loro tratto di competenza dell’E45. Oltre al denaro, anche cene di pesce a cui partecipavano numerosi poliziotti in servizio a Bagno di Romagna, generi alimentari (solo il natale dello scorso anno da parte di una sola ditta ben 32 prosciutti di Parma), buoni carburante, pacchi doni, ma anche sponsorizzazioni ad una squadra di calcio locale, di cui il comandante era presidente, finanche al pieno di carburante per le auto private dei poliziotti. La Procura nelle accuse ha ricostruito anche degli episodi di “straordinari gonfiati”.

Secondo le accuse, questo rapporto con la Stradale di Bagno faceva sì, per le ditte di autotrasporto, che in caso si controlli la pattuglia chiudesse un occhio, se non due. Le ditte che si trovavano in questo stato di grazia erano inserite in una lista che veniva fornita agli agenti. Emerge, inoltre, come queste generose “strenne natalizie” erano una consuetudine che si era sedimentata negli ultimi 15 anni (e solo recentemente, esplicitamente vietate per legge), tanto che l’argomento era di dominio pubblico in caserma e oggetto di discussione anche in riunioni sindacali in cui, va detto, alcuni singoli poliziotti contestavano apertamente la prassi e la ritenevano contraria alla legge. Altri agenti più coraggiosi, invece, si contrapponevano al sistema e non accettavano di applicare la “lista” delle aziende amiche, finendo, sempre secondo le accuse, vessati dai vertici.

 Tutti gli episodi sono stati quindi sintetizzati, a vario titolo, nel reato di induzione indebita a dare utilità e truffa ai danni dello stato. Il Gip del tribunale di Forlì Camillo Poillucci, su richiesta della Procura di Forlì, ha emesso come misura cautelare la sospensione dal servizio per 10 mesi per il sottufficiale finito nel mirino dell’inchiesta, mentre per l’ex comandante al momento non sono state emesse misure cautelari in quanto nel frattempo, mentre si concludevano le indagini, è andato in pensione.

fonte cesenatoday