News

Unsic a passo con i tempi – realtà attiva e già proiettata al futuro

Come possiamo meglio mettere in campo, ogni giorno, le nostre energie per migliori servizi alle imprese e ai cittadini ? Questa la nostra prima domanda quotidiana. E’ chiaro che le nostre responsabilità sono cresciute negli anni, man mano che la costellazione Unsic, e qui mi riferisco in primo luogo ai servizi di assistenza fiscale e agricola, patronato e di sostegno alle aziende, cresceva non solo in quantità ma anche in qualità. Cioè man mano che si estendeva quella sussidiarietà che dava ad agenzie della società civile e degli interessi associati, un ruolo pubblico, di sostegno, di intermediazione, ma anche di sostituzione del servizio pubblico. Non è stato privatizzazione e commercializzazione: è stato invece il riconoscimento che il servizio è e deve rimanere pubblico, nelle sue garanzie e nella sua funzione sociale, ma può essere attuato da soggetti capaci di integrare il settore pubblico con le loro competenze e la loro capacità di rappresentanza sul territorio. Noi siamo, orgogliosamente, per il modello sociale europeo: noi europei siamo diversi dagli Stati Uniti, dove la logica del mercato offre sì grandi libertà, ma riduce a volte in maniera feroce le garanzie per i più deboli; e siamo diversi dalla Cina, dove la libertà economica recentemente concessa non si collega ancora alla libertà di associazione e rappresentanza; siamo diversi dalla Russia, dai Paesi arabi e africani. E questa nostra diversità non è dovuta affatto ad una pretesa di superiorità morale, religiosa, culturale dell’Europa, come pretendono razzisti e vecchi e nuovi, ma, più semplicemente e concretamente, alla via europea, che dopo il disastro della guerra ha cercato di compenetrare partecipazione democratica e libertà individuale, solidarietà e comunità. Welfare state nel Regno Unito, economia sociale di mercato in Germania , stato sociale in Italia…tante parole e tante esperienze per raccontare questo mix, questo compromesso tra istanze ed esigenze alla ricerca di un equilibrio che tiene dentro tutti, cittadine e cittadine, lavoratori e imprenditori. Noi non sosterremo mai l’idea di assumere in Italia lavoratori romeni con paghe e contratti romeni, secondo l’offerta di un volantino che è circolato in Emilia suscitando scalpore, non è questa l’Europa che ci interessa, al contrario stiamo andando in altri Paesi europei per contribuire anche lì ad alzare, con la nostra esperienza, gli standard di servizio che già pratichiamo in Italia. Non siamo mai stati pregiudizialmente contrari alle riforme, anzi stiamo osservando con attenzione le novità promosse con indubbia energia dal governo Renzi: ci riserviamo il diritto però di approvare o criticare laicamente e liberamente, difendendo il nostro punto di vista, che è comunque quello di migliaia di operatori economici che si alzano presto la mattina, e di nessun speculatore o redditiere. Per questo abbiamo dato sulla nostra rivista con adeguato spazio alle riforme del mercato del lavoro e alle innovazioni fiscali e di politica economica: sicuramente la stagione orribile in cui l’Italia pareva destinata ad un crollo di tipo greco è superata, e ci sono i primi segnali di ripresa. Ma ancora non cresce l’occupazione, che è la prima misura della salute di un sistema economico basato su sani fondamentali, agricoltura e industria e commercio e servizi alle imprese e alle persone, senza bolle speculative e alchimie finanziarie. E di conseguenza non vediamo quel ritorno alla fiducia nei consumi che è essenziale per noi. Le novità che una legislazione sempre mutevole ci impone, vanno nel senso di maggiori responsabilità nel garantire e assicurare servizi, a fronte di garanzie economiche decrescenti: per le ristrettezze dei bilanci pubblici, ma forse anche una certa tendenza dei nostri governi, negli ultimi anni, a scaricare maggiori oneri sugli operatori dei servizi. Grandi sono le nuove responsabilità dei Centri di assistenza fiscale, che arrivano persino a farsi carico di errori e incertezze del contribuente. Grandi sono i nuovi compiti dei Centri di assistenza agricola, che devono interpretare la nuova Politica agricola europea, che sempre di più sfiderà i coltivatori, richiedendo loro capacità di progettazione e di innovazione per salire sul treno dei programmi di Sviluppo Rurale. Quello che ci riempie di orgoglio è che questi nuovi doveri e impegni ci fanno crescere, in competenza e in professionalità, e ci sentiamo utili.

Presidente Unsic-  D. Mamone

Presidente Unsic – D. Mamone

Related Posts

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.