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Il 14 novembre 2016, la Guardia di Finanza di Catania ha sgominato una vasta organizzazione che importava illegalmente carburante importato dall’estero e trasportato con autoarticolati rumeni e bulgari.

La banda di contrabbandieri aveva una dimensione internazionale e giocava sul finto transito in territorio italiano. L’organizzazione acquistava il gasolio in raffinerie tedesche, austriache e polacche, trasportandolo in Italia usando imprese di autotrasporto con sede in Romania e Bulgaria e con falsa documentazione che dichiarava un carico di olio lubrificante (che non paga accise) destinato ad altri Paesi esteri, come Grecia, Malta o Cipro. Con questo meccanismo, i contrabbandieri speravano di eludere i controlli su strada.
In realtà, il gasolio arrivava nel catanese, dove era scaricato in diverse aree attrezzate come vere stazioni di servizio completamente abusive, che provvedevano alla vendita all’acquirente finale. Ovviamente, questi impianti non offrivano alcuna garanzia dal punto di vista della sicurezza. Che tale aspetto non interessasse minimamente i contrabbandieri emerge anche dalle modalità di trasporto: invece che in autocisterne conformi all’Adr, infatti, il gasolio viaggiava in contenitori in plastica da mille litri, caricati su normali autoarticolati centinati. Il gasolio era venduto a privati e a imprese di autotrasporto con uno “sconto” di 30-40 centesimi al litro rispetto al prezzo alla pompa.
L’organizzazione era gestita da tre diverse bande, collegate tra loro, che si dividevano la gestione della filiera. Una era capeggiata da un pregiudicato appartenente alla cosca mafiosa dei Laudani, che si occupavano dello stoccaggio e della vendita al dettaglio del gasolio tramite un autolavaggio a Sant’Antonio e un parcheggio ad Acireale. Una seconda banda era formata da un autotrasportatore e da due fratelli titolari di un’impresa di autotrasporto, già coinvolti in un’altra indagine sul contrabbando, che rappresentavano nel catanese e in Campania una rilevante fonte illecita d’approvvigionamento di prodotti petroliferi. Questa organizzazione operava anche tramite società estere in diversi Paesi europei. Una terza banda, promossa da un altro autotrasportatore, provvedeva all’approvvigionamento di gasolio agricolo da depositi del siracusano e del catanese.
La Guardia di Finanza sottolinea che queste tre bande “hanno continuato a delinquere nonostante nel corso delle indagini i finanzieri di Catania avessero intercettato numerosi trasporti di contrabbando arrestando in flagranza di reato 11 persone e sequestrando complessivamente circa 270mila litri di prodotto”. Secondo gli inquirenti, il contrabbando ha interessato quasi un milione di litri di gasolio l’anno, con profitti di in nero di svariate centinaia di migliaia di euro e con imposte evase superiori al milione di euro. La Magistratura ha disposto anche il sequestro preventivo di circa 4, 5 milioni di euro.

fonte trasportoeuropa

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Contrabbandano gasolio, un business criminale in forte crescita. Scoperte decine di depositi abusivi di carburante grezzo che arriva dall’Europa dell’Est e viene scaricato in Italia, dalla Sicilia alla Lombardia, e rivenduto a prezzi da saldo

GORIZIA – Destinazione? «Cipro». Prodotto? «Olio». Il tenente sorride perché il suo fiuto sa bene che si tratta dell’ennesimo tentativo di depistaggio da parte di un camionista sloveno: «Questo è gasolio, sequestriamo!». Cioè, non è olio combustibile, è gasolio, e non è destinato a Cipro ma all’Italia. I falsi documenti di carico servono a coprire un business criminale in crescita esponenziale, come denuncia l’inchiesta di Sette: 53,5 milioni di euro il valore della frode accertata nei primi cinque mesi del 2015, più del triplo rispetto al dato dell’intero 2014. «Ma i numeri in gioco sono molto più elevati perché la maggior parte di questi tir sfugge ai controlli: non abbiamo uomini e mezzi per contrastare il traffico. E anche ammesso che si riesca, dove li mettiamo i camion?», s’interroga il comandante Filippo Esposito indicando il piazzale della sede della Guardia di Finanza di Gorizia, sulla linea di confine con la Slovenia, già interamente occupato dai «bisonti» fermati in questi giorni con gli autisti, gente dell’Est che lavora per società slovene, ceche, polacche, ungheresi, slovacche. Nei loro camion c’è gasolio grezzo: l’oro liquido della nuova criminalità. I conducenti sono naturalmente solo l’ultimo anello delle organizzazioni che contrabbandano carburante prodotto all’estero per rivenderlo in Italia a prezzi da saldo. Da saldo perché totalmente esentasse, cioè senza il peso delle accise che incide sul prezzo per oltre il 50 per cento. Ne consegue che l’evasione fiscale stimata nei primi cinque mesi del 2015 supera i 22 milioni di euro.

Da Como ad Acireale

A Nord Est, dunque, accanto ai furgoni carichi di migranti che arrivano dall’Ungheria, ci sono gli autoarticolati di quest’altro traffico illegale, meno visibile ma più redditizio. Il fenomeno è stato certificato dal Comando generale delle Fiamme Gialle che sta raccogliendo i dati provenienti da mezza Italia, dove a occuparsi della grande truffa del gasolio sono ben 17 procure che indagano separatamente, in attesa di un coordinamento, con numeri che impressionano: 1821 i denunciati e 149 agli arrestati, dall’inizio del 2014, per contrabbando, frode, evasione, il tutto in un quadro di associazione per delinquere transazionale. Si tratta di centinaia di autoarticolati che varcano il confine di Nord Est ogni settimana. A bordo hanno carte che indicano destinazioni improbabili, come Cipro, Malta, Grecia, Albania, Bulgaria, Spagna. In realtà finiscono le loro corse sotto qualche capannone italiano, dove si nascondono serbatoi clandestini di carburante, soprattutto al Sud, a Napoli, a Salerno, a Bari, Barletta, Taranto, Caserta, ma anche al centro e talvolta al nord, Frosinone, Pistoia, Latina, Acireale, Como. E in quei depositi vanno a rifornirsi imprenditori, contadini ma anche automobilisti. La grande truffa gira attorno al balzello evaso. «Le imposte si pagano nel paese dove il prodotto viene consumato – spiega il comandante provinciale della Guardia di Finanza di Gorizia, il colonnello Giuseppe Antonio D’Angelo – pertanto se il gasolio parte da uno Stato estero e arriva in Italia viene tassato in Italia, ma se viene dichiarata una destinazione diversa la tassazione salta. Considerando poi che alcuni prodotti petroliferi, come l’olio lubrificante e il bitume non rientrano tra i prodotti sottoposti alle accise comunitarie, in quanto sono tassati solo in Italia e in altri tre paesi comunitari, il gioco è fatto». Dichiarando cioè di trasportare olio destinato a un Paese senza accise (quasi tutti) nessuna imposta è dovuta.

Falsi documenti

Ecco dunque la moltiplicazione di falsi documenti, secondo uno schema che si riproduce quasi in fotocopia. «Olio Base», c’era scritto nei fogli di carico di G.S., camionista serbo fermato per un controllo al casello autostradale goriziano di Lisert con 29 mila litri destinati a Salonicco (Grecia) e invece «diretto a Latina in un deposito per la distribuzione di gasolio, dove si concludeva l’inseguimento», scrivono gli investigatori. «Olej fomowy libriform», assicura F.C., camionista sloveno fermato al valico di Villesse balbettando qualcosa in italiano: «Caricato raffineria Maribor». Dalle carte risulta che i documenti erano stati firmati da una società polacca che indicava come luogo d’arrivo Malta. E così tutti gli altri: «Libriform», 26 mila litri di olio per Nicosia (Cipro); «Formoil L5/Technico», «Oil anticorrosive», «Olio lubrificante». Tutto falso. É sempre e solo gasolio per autotrazione e di scarsa qualità. A Nord Est le procure sono seriamente impegnate in questa nuova lotta. «É un fenomeno preoccupante e molto attuale che ci costringe ad aprire fascicoli su fascicoli – dice Carlo Mastelloni, procuratore capo di Trieste – Stiamo cercando di vedere se ci sono connessioni fra le varie organizzazioni e di scovare chi c’è dietro perché i camionisti indagati sono solo carne da macello». Carne da macello ben pagata (anche seimila euro al mese) perché molto a rischio. Talvolta neppure loro sanno esattamente cosa ci sia nei loro rimorchi e dove finisca il prodotto. Come I.S., fermato a Gorizia: «Non sapevo di trasportare gasolio anche se qualche dubbio mi era venuto, mi hanno detto vai in Italia e aspetta istruzioni». A Udine il pm Raffaele Tito sforna un consuntivo: «187 denunciati fra il 2014 e il 2015, si tratta di traffici in forte ascesa». A Gorizia, nello stesso periodo hanno sequestrato 530 mila litri. Mentre il Laboratorio chimico dell’Agenzia delle dogane che ha analizzato il prodotto ha emesso un primo verdetto: «Gasolio per il 75-80% e per il residuo olio vegetale, idoneo alla carburazione di motori diesel».

Depositi illegali e cisterne interrate

Inseguendo i tir gli investigatori hanno scoperto un mondo fuorilegge: un deposito illegale a Guidonia (Roma) che avrebbe immesso il carburante attraverso un distributore, naturalmente abusivo; alcune cisterne interrate ad Acireale dotate di pompe di aspirazione per il travaso del carburante; un’intera area di servizio a Casalnuovo (Napoli) con 26 vasche ed elettropompa con tubi di raccordo; un grande serbatoio vicino al centro abitato di Filo Mornasco (Como) con capacità di stoccaggio di 5.825 litri di gasolio. Mentre a Prato, fra i fumi della galleria delle Croci, c’è scappato anche il morto. Nel senso che il rimorchio andato a fuoco, causa prima del decesso di un giovane camionista, era stato sganciato nel tunnel dell’Autosole da due contrabbandieri che si sentivano braccati. Insomma, un mare di carburante fuori controllo, centinaia di trafficanti e di depositi abusivi e pure un rogo con un giovane autotrasportatore che ha perso la vita. Il comandante Esposito scuote la testa: «Noi cerchiamo di prenderli ma siamo una goccia nell’oceano». Mentre i banditi dell’oro liquido sono molti e corrono su mille strade. Attraversano indisturbati pianure, montagne, valichi. Poi arrivano in Italia, entrano in un capannone, scaricano e incassano.

di Andrea Pasqualetto-fonte camionistionline