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Mancano pochi ore per la S.Pasqua, giorno di pace, allora, anche se in anticipo sulla consueta rubrica domenicale, cerco di evidenziare quello che sta accadendo (una parte ovviamente) in Italia nel settore dell’autotrasporto.
Che sorpresa ci sarà nell’uovo? Solo tante preoccupazioni e speranze.
Oltre ai problemi cronici della categoria che non si è mai riusciti a risolvere, arrivano segnali di insostenibile sofferenza per molte delle nostre imprese specie per quanto attiene la distribuzione degli alimentari, dei medicinali, delle attrezzature e non solo.
Primo problema è la evidente riduzione dei fatturati che determinano l’ossigeno per le imprese che comunque provvedono a garantire (non so fino a quando) occupazione e sopravvivenza. Concedere prestiti con rimessa a sei anni, va benissimo ma se si riesce a lavorare.
In questa fase durissima, sul calo di fatturato, pesa molto anche il fatto che i viaggi in andata non trovino materie per i viaggi di ritorno: impensabile non tenere conto del costo del rientro a vuoto dei mezzi. Non solo. Come non bastasse, abbiamo notizia che alcuni committenti iniziano a proporre i pagamenti per i servizi fino a 12 mesi, partendo anche da crediti pre-coronavirus: vi ricordo che un servizio di autotrasporto dovrebbe essere pagato entro 60 giorni che per me sono anche troppi.
Da letture e ascolti, qualcuno, in rappresentanza della committenza, continua a sostenere che il prezzo del trasporto è troppo alto. Ancora questa storia!!!
“Signori committenti, avete mai provato a fare obiettivamente i conti di quanto costa, considerando tutte le voci, un km ad una impresa di autotrasporto? Beh se non lo avete fatto cerco di aiutarvi. Con quello che pagate, un’impresa, a malapena riesce a sopravvivere e se volete sono pronto al confronto senza scomodare i luminari di economia; basta fare il cosiddetto “conto della serva”.
La crisi che ci preoccupa è determinata anche dalla chiusura degli stabilimenti in Italia e dalle difficoltà a fare trasporti internazionali.
In questo periodo di emergenza, spero che, sia le forze politiche sia i nostri connazionali, abbiano capito l’importanza di un settore tanto strategico quanto bistrattato.
In buona sostanza, l’autotrasporto che ha sempre dimostrato senso di alta responsabilità, inizia ad avere affanno: per essere chiari, si è vicini alla effettiva impossibilità per le imprese di garantire il servizio e l’occupazione. Senza una soluzione a breve che alleggerisca i costi attualmente caricati sui soli autotrasportatori, si potrebbero generare atti di autonoma insofferenza che verrebbero a trovare (speriamo di no) solidarietà diffusa: in questo senso sono diverse le avvisaglie che si registrano da Nord a Sud, isole incluse.
Oggi non ci possiamo permettere di arrivare a questo, eppure è un rischio che si sta correndo.
Evitiamo, mi rivolgo a chi poi decide, di far fermare proprio ora l’autotrasporto. La speranza è che la “settimana di Passione” aiuti a portare ragionevolezza.
Ai colleghi, a cui va un abbraccio di cuore, dico: cerchiamo di resistere.
A emergenza virale finita, o alleggerita, faremo i dovuti conti, le considerazioni e prenderemo anche le necessarie decisioni, ma non ora… almeno fino a quando è possibile.
Buona Pasqua a voi tutti e alle Vostre famiglie