Maggio 2, 2024
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Cento numeri per capire l’autotrasporto. Fredde cifre che restituiscono però un ritratto indispensabile per orientare la rotta delle aziende, dare supporto alle decisioni politiche e informare l’opinione pubblica. È questo l’obiettivo di «un ritratto in cifre. 100 numeri per capire l’autotrasporto» firmato da Deborah Appolloni (con la collaborazione di Maria Carla Sicilia) ed edito da Federservice, editore di Uomini e Trasporti, che sarà presentato il 15 giugno a Roma, dalle ore 10, presso la sala Parlamentino del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (piazzale Porta Pia, 1). All’incontro, insieme all’autrice Deborah Appolloni e al direttore responsabile di Uomini e Trasporti, Daniele Di Ubaldo, ci saranno Maria Teresa Di Matteo (Presidente dell’Albo degli Autotrasportatori), Claudio Villa (Presidente di Federtrasporti), Massimo Campailla (Professore di diritto dei Trasporti e della Logistica, Università D’Annunzio (Pe-Ch), Damiano Frosi (Project Manager Osservatorio Contract Logistics del Politecnico di Milano), Clara Ricozzi (Vicepresidente del Freight Leaders Council), Paolo Starace (Amministratore Delegato DAF Veicoli Industriali). A seguire i rappresentanti delle principali associazioni di categoria analizzando i dati presenti nel volume, si confronteranno sul tema: «I numeri di oggi per comprendere il lavoro di domani». Al termine, a tirare le file, sarà Enrico Finocchi, Direttore generale per il trasporto stradale e l’intermodalità del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Il volume si snoda in 5 capitoli per seguire le evoluzioni di questo mondo: dalle conseguenze della crisi e dai cambiamenti delle aziende passando per le relazioni con l’Europa e il rapporto con la committenza, fino all’analisi delle infrastrutture e dei trend futuri. La prima edizione della pubblicazione è nata con il duplice scopo di mettere insieme la maggior parte di numeri possibili per il settore, sempre molto eterogenei per via delle fonti, ma anche decisamente “tardivi” per i lunghi tempi di elaborazione. Quando si parla di conseguenze della crisi, di concorrenza dei vettori dell’Est e di futuro,spessissimo ci si affida a luoghi comuni e a convinzioni non supportate dai numeri. Esempio: la crisi. Durissima con tanti (in particolare circa 20.000 padroncini), per altri ha significato l’opportunità per crescere e consorziarsi. Oppure, prendiamo l’Europa: per molti è fonte di concorrenza sleale, per altri invece costituisce la possibilità di abbassare diversi costi, delocalizzando le attività o di affacciarsi su nuovi mercati. Perfino il futuro, dove l’intermodalità potrebbe diventare uno strumento operativo sempre più diffuso, dovrà pur sempre fare i conti con la gomma e con quell’elasticità che soltanto il camion riesce a garantire, in particolare sulle brevi e medie distanze. I primi elementi del ritratto dicono che l’autotrasporto italiano sta cambiando volto: la crisi economica è stata pesante ed è arrivata quasi contemporaneamente la concorrenza da parte dei vettori dell’Est e l’aumento del gap di competitività rispetto ai colleghi europei. Tutti fattori che hanno inciso profondamente: dal 2010 sono scomparse quasi 17.000 aziende (-15%). Il maggior tributo, come detto, è stato pagato dalle imprese individuali, mentre sono cresciute Spa e forme aggregative come cooperative e consorzi. Un segnale di coesione che l’autotrasporto non aveva mai dato prima: il mondo dei “padroncini” si ritrova più debole, ma le aziende strutturate si fanno largo per affrontare situazioni più complesse, in cui l’Europa la fa da padrona nel bene e nel male. Il confronto con le aziende europee è stata forse la sfida più difficile di questi anni. Non soltanto perché ha innalzato la concorrenza sul mercato internazionale con un’offerta di trasporto più economica. Ma anche perché le aziende dell’Est, dopo l’allargamento dell’Europa, sono entrate anche nel mercato nazionale. Lo dicono i volumi perduti dal nostro autotrasporto: mentre le tonnellate/km trasportate dalle ditte bulgare crescevano tra il 2006 e il 2014 del 164% e quelle delle ungheresi e delle slovacche del 54%, a Ovest solo la Spagna portava a casa un magro +1%, per il resto l’Italia fa registrare un –51% come la Francia, il Belgio un –46% e la Germania si attesta a –40%. Ma lo dice pure la crescita delle operazioni di cabotaggio (comprese quelle illegali). Tra il 2006 e il 2015 mentre, secondo Eurostat, Germania e Francia vedevano aumentare le tonnellate trasportate in regime di cabotaggio rispettivamente del 186,6 e del 21,5%, il nostro paese toccava l’apice nel 2014 con 7,8 milioni di tonnellate, il 67,2% in più rispetto al 2006, tornando poi nel 2015 a un valore pari a quello di dieci anni fa. Un buon segnale che potrebbe trovare una spiegazione nell’introduzione dell’obbligo dell’onere della prova in caso di controlli su strada, varato con la lo Sblocca Italia a fine 2014. Infine lo dice pure il moltiplicarsi sulle nostre autostrade dei Tir con targa straniera. Secondo uno studio condotto dall’Albo degli autotrasportatori e dall’Associazione mondiale della strada (AIPCR) oltre il 60% dei camion che varcano i valichi alpini ha targa non italiana, i più numerosi sono romeni, ma ci sono alte percentuali anche di croati, sloveni e turchi. Ma non è tutto, perché i vantaggi di cui godevano molti autotrasportatori dell’Est hanno fatto balenare anche a molte imprese italiane tanti trucchi (più o meno legali) a cui ricorrere per abbassare i costi e “restare a galla”. Il primo metodo si chiama «delocalizzazione»: nel 2016 il 10% delle aziende interpellate da Gipa ha dichiarato di avere una filiale all’estero. Nel 2015 erano l’8%, nel 2013 il 5%. Stanno cambiando anche le soluzioni adottate per delocalizzare. Se nei primi anni del nuovo millennio, l’apertura di una filiale era la via principale, oggi sono valutate anche altre soluzioni come l’avvio di nuove società, acquisizioni di aziende locali o trasformazioni in intermediari, in partnership con vettori terzisti locali. Chi è rimasto in Italia, per continuare a competere si affida a tutto: distacco internazionale, esterovestizione, targhe bulgare, società rumene o patentini Adr sloveni. Ma tutto questo fa male non soltanto all’autotrasporto, ma anche ai mercati limitrofi dei fornitori. Le immatricolazione di veicoli pesanti, per esempio, sono cadute a picco, anche perché almeno un veicolo su tre tra quelli venduti viene immatricolato altrove. L’unico paese dove tra il 2008 e il 2015 le vendite di camion hanno registrato il segno «+» è la Polonia, passata da 16.401 a 20.586 immatricolazioni. Per il resto, il dato italiano è il più depresso tra i paesi considerati significativi nell’indagine Gipa-Unrae presentata a fine 2016: l’Italia, come pure la Francia, ha perso più della metà delle immatricolazioni, mentre la Germania è riuscita a limitare i danni a un -9%. Ma a far male è la progressiva erosione dei margini operativi. Oggi, stando a uno studio ripreso nel volume, le tariffe dei vettori italiani si aggirerebbero tra 1,10 e 1,20 euro a chilometro e non sempre riescono a coprire interamente i costi o ad assicurare un guadagno sufficiente. Invece, i colleghi dell’Est, spesso in violazione delle norme sui tempi di giuda, delle disposizione sul cabotaggio e con costi fissi inferiori, arrivano a viaggiare a 80-90 centesimi al chilometro. Buona parte del gap competitivo si basa sul costo del lavoro. Secondo un altro studio realizzato dal Comitè National Routier (Cnr), l’osservatorio nazionale francese del mercato del trasporto delle merci su strada, un autista assunto con contratto italiano costerebbe quasi 8 volte di più rispetto al collega con contratto bulgaro. A fronte dei 1642,37 euro del minimo tabellare previsto in Italia (per 39 ore settimanali), in Bulgaria se ne sborsano solo 214 per 40 ore a settimana (280 in Romania, 434 in Polonia). Se a questo ci si aggiunge il carico contributivo che in Italia pesa per il 35,9% (inferiore solo a Spagna e Belgio), rispetto al 18,5% della Bulgaria o il 22,8% della Romania, il quadro è abbastanza completo per capire la profondità del gap competitivo. Problematiche da risolvere, magari anche in sede comunitaria. Tanto meglio se prima che l’autotrasporto si misurerà con la sfida di andare incontro al futuro, di ridurre le emissioni nocive puntando su carburanti alternativi come Gpl o biocarburanti, di adottare i veicoli con guida assistita o autonoma che richiedono un up-grade professionale da parte delle aziende e degli autisti. Il mondo sta virando verso il commercio elettronico che richiede un vettore sempre più aperto alle sperimentazioni e alla specializzazione (il vettore 2.0), ma anche verso la digitalizzazione dei processi e l’industria 4.0. L’intermodalità, in parte già nel presente, sarà uno degli elementi più importanti per il trasporto futuro: comunque la gomma conserverà comunque un ruolo centrale grazie all’insostituibile flessibilità che la caratterizza

a cura di cnaveneto

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Quante volte vi siete chiesti cosa significano tutti quei simboli sulla stampa del Cronotachigrafo digitale?

Ogni volta che lo abbiamo chiesto ci è stato risposto che …. che …. ma chi fa formazione lo saprà?

Siamo corsi in vostro aiuto e abbiamo voluto preparare un riepilogo dei simboli, diciamo al 99% ci dovrebbero essere tutti

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Sequestro di soldi, mezzi e quote societarie per 2 milioni di euro. Nei guai alcune ditte (una è livornese) di autotrasporti coinvolte nella frode fiscale scoperta dalla guardia di finanza. L’intera operazione è stata denominata “Ghost truck”.

INDAGINI DA GENNAIO

Le indagini – che nel mese di gennaio avevano portato agli arresti domiciliare un imprenditore livornese ed al sequestro di beni mobili e disponibilità finanziarie per oltre 300 mila euro, con la denuncia di 18 persone per reati fiscali – partono da una complessa indagine, condotta dal gruppo di Livorno e coordinata dai sostituti procuratori Massimo Mannucci e Daniele Rosa, basata sull’approfondimento di rapporti commerciali anomali tra imprese labroniche, operanti nel settore del trasporto di merci su strada per conto terzi. La ricostruzione delle fiamme gialle aveva già consentito di individuare numerose ditte “cartiere”, prive di una effettiva capacità patrimoniale, sprovviste di un reale impianto contabile, intestate a “prestanome” ed inottemperanti, di fatto, agli obblighi fiscali. Queste emettevano fatture gonfiate per esecuzione di prestazioni di trasporto, a favore delle imprese beneficiarie, consentendo a queste ultime l’indebita deduzione dei relativi costi e la detrazione dell’Iva esposta in fattura.

ALTRE 4 IMPRESE COINVOLTE

Le indagini proseguite dai finanzieri hanno fatto emergere, successivamente, il coinvolgimento nella frode di altre quattro imprese operanti nel settore degli autotrasporti (i nomi non sono stati resi noti dalla guardia di finanza): una società con sede a Livorno e tre ditte individuali aventi formalmente sede al di fuori del territorio labronico – ovvero a Scandiano e Pomarance – ma di fatto ivi operanti. In particolare, è stato accertato che una delle ditte ha emesso fatture per operazioni inesistenti per circa 280 mila euro nei confronti della società livornese; le altre due ditte, invece, a fronte di una concreta e fiorente attività imprenditoriale effettivamente svolta, oltre ad aver occultato la documentazione contabile, risultano aver omesso la presentazione delle dichiarazioni fiscali occultando all’erario oltre 6,5 milioni di euro, con un’imposta evasa quantificata in oltre 1,8 milioni di euro.

EVASIONE DA 5 MILIONI DI EURO

All’esito delle nuove indagini, è stata così quantificata un’imposta evasa complessivamente pari a circa 2 milioni di euro (che si somma a quella, pari a circa 3 milioni di euro, già accertata in seno alla medesima operazione); di conseguenza, nei giorni scorsi, i giudici per le indagini preliminari Tribunale, Ottavio Mosti Antonio del Forno, hanno emesso due ordinanze finalizzate al sequestro preventivo di disponibilità finanziarie, titoli, quote societarie e beni mobili registrati.

In sede di esecuzione del provvedimento cautelare, i militari hanno provveduto a ricostruire – anche valorizzando il patrimonio informativo a disposizione attraverso le molteplici banche dati in uso al Corpo – le disponibilità finanziarie e patrimoniali delle imprese, così sottoponendo a vincolo cautelare denaro, 18 automezzi (di cui 4 trattori stradali, 9 rimorchi e 5 autovetture tra le quali una Opel Insignia), nonché quote societarie.

L’attività eseguita ha la finalità di assicurare, in maniera trasversale e multidisciplinare, il contrasto ai contesti di illegalità economico-finanziaria connotati da maggiori gravità ed è il risultato della stretta sinergia operativa sviluppata con la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Livorno, voltaall’aggressione dei patrimoni illeciti.

fonte il tirreno livorno

e il gasolio che sta arrivando dalla Slovenia, con camion che circolano sulla A14 tutti i giorni ed arrivano fino in Puglia?

quando ci vogliamo mettere mano?

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Ogni giorno presso gli uffici della motorizzazione Territoriali arrivano montagne di comunicazioni che non sono altre che  sanzioni relative alla aziende di trasporto e che una volta inserite a terminale andranno a sospendere e/o a far perdere l’onorabilità al gestore dei trasporti.

Dai primi dati assunti risulterebbero molte le aziende che sono ad alto rischio “sospensione” e la perdita dell’Onorabilità del gestore dei Trasporti per 2 anni, così come previsto dalla norma.

L’occasione per evitare che tutte le responsabilità ricadano sull’azienda oggi ci è data dalla formazione sul buon funzionamento del cronotachigrafo sia analogico che digitale.

Credo che dopo le prime comunicazioni alle aziende che arriveranno, dal competente ufficio provinciale della motorizzazione, scatenerà una folle corsa ai corsi.

Come sempre succede all’italiana, anche se la norma ufficialmente è entrata in vigore nel marzo 2016 per quanto riguarda il reg. 165/2014 e a gennaio 2017 per il reg. 403/2016 che recita quanto segue in Italia il D.D. sui corsi è uscito nel mese di dicembre 2016 e il 16 febbraio 2017 la circolare attuativa.

Ma per entrare nel merito del reg. 403/2016, lo stesso recita:

Articolo 1

  1. Il presente regolamento stabilisce un elenco comune di categorie, tipi e livelli di gravità delle infrazioni gravi alla normativa dell’Unione in materia di trasporto commerciale su strada, come stabilito all’allegato I del presente regolamento, che, oltre a quelle di cui all’allegato IV del regolamento (CE) n. 1071/2009, possono comportare la perdita dell’onorabilità di un trasportatore su strada. .
  2. Il presente regolamento prevede la frequenza massima del ripetersi dell’evento oltre la quale infrazioni gravi ripetute sono considerate più gravi, tenendo conto del numero di conducenti adibiti alle attività di trasporto dirette dal gestore dei trasporti, come stabilito nell’allegato II.
  3. Gli Stati membri tengono conto delle informazioni sulle infrazioni gravi di cui ai paragrafi 1 e 2 nell’attuazione della procedura amministrativa nazionale per la valutazione dell’onorabilità.

Articolo 2

L’allegato III della direttiva 2006/22/CE è modificato in conformità all’allegato III del presente regolamento. 19.3.2016 L 74/9 Gazzetta ufficiale dell’Unione europea. 

Il presente regolamento entra in vigore il ventesimo giorno successivo alla pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell’Unione europea.

           Esso si applica a decorrere dal 1° gennaio 2017.

Il presente regolamento è obbligatorio in tutti i suoi elementi e direttamente applicabile negli Stati membri.

Fatto a Bruxelles, il 18 marzo 2016

allegato 2

Frequenza del ripetersi di gravi infrazioni

  1. Se commesse ripetutamente, le infrazioni gravi (IG) e molto gravi (IMG) elencate nell’allegato I sono considerate ancora più gravi dall’autorità competente dello Stato membro di stabilimento.

Nel calcolo della frequenza del ripetersi delle infrazioni gli Stati membri tengono conto dei seguenti fattori:

  • a) gravità dell’infrazione (IG o IMG)
  • durata (almeno un anno dalla data del controllo)
  • numero di conducenti adibiti alle attività di trasporto dirette dal gestore dei trasporti (media annua)

2. In considerazione del potenziale di rischio per la sicurezza stradale, la frequenza massima delle infrazioni gravi, oltre la quale la loro gravità aumenta, è stabilita come segue:

3 IG/per conducente/per anno = 1 IMG

3 IMG/per conducente/per anno = avvio di procedura nazionale sull’onorabilità

3. Il numero di infrazioni per conducente per anno rappresenta un valore medio calcolato dividendo il numero totale di tutte le infrazioni dello stesso livello di gravità (IG o IMG) per il numero medio di conducenti occupati durante l’anno.

La formula della frequenza fornisce una soglia massima di occorrenza delle infrazioni gravi oltre la quale esse sono considerate più gravi.

Gli Stati membri possono stabilire soglie più severe se ciò è previsto nella loro procedura amministrativa nazionale di valutazione dell’onorabilità.

Allegato I e III  

Download “regolamento-UE-2016-403-allegati-I-e-III.pdf”

regolamento-UE-2016-403-allegati-I-e-III.pdf – Scaricato 124 volte – 458,30 KB

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Il 7 giugno 2017 si sono riuniti i nove ministri dei Trasporti dell’Alleanza stradale formata alla fine di gennaio per affrontare il nuovo Pacchetto Mobilità della Commissione Europea.
L’incontro di ieri è servito a preparare la riunione di oggi del Consiglio dei ministri europei, dove portare una posizione unitaria dall’Alleanza formata dai ministri dei Trasporti di Austria, Belgio, Danimarca, Francia, Germania, Italia, Lussemburgo, Norvegia e Svezia. Il tema della discussione è stato ovviamente il Pacchetto Mobilità presentato dalla Commissione Europea e, in particolare, le modifiche che porta ad alcune disposizioni comunitarie sull’autotrasporto, come il cabotaggio stradale, l’orario di riposo e il distacco internazionale degli autisti.
La principale opposizione è quella alle nuove norme sul cabotaggio stradale, che rappresentano un passo in avanti verso la sua liberalizzazione. I nove Paesi ritengono che ciò non possa avvenire se prima non saranno rese omogenee le condizioni sulla remunerazione degli autisti, con la formula del “paga uguale per lo stesso lavoro svolto nello stesso posto”. Lo stesso principio anima l’opposizione alle proposte di modifica sul distacco internazionale degli autisti.
I nove ministri dei Trasporti vogliono anche regole che impongano agli autisti stranieri di tornare a casa in modo regolare, non solo per impedire il dumping sociale, ma anche per assicurare loro un equilibrio tra lavoro e vita privata. Per contrastare il dumping sociale, i ministri chiedono regole che favoriscano i controlli sia sui veicoli, sia nelle sedi delle imprese. Sempre per rendere più efficaci i controlli, i ministri vogliono accelerare l’introduzione della lettera di vettura digitale e aumentare le informazioni sulle imprese inserite nel registro elettronico.
Ora la battaglia sul Pacchetto Mobilità prosegue nel Parlamento Europeo, che deve esaminarne i contenuti, eventualmente proporre delle modifiche e approvarlo con voto degli eurodeputati.

Fonte trasporteuropa

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Il Decreto Legislativo n. 245 del 23.12.2010, in attuazione delle Direttive 2009/4/CE e 2009/5/CE, ha specificato un sistema di classificazione del rischio che sarà applicato alle imprese di autotrasporto, sia di viaggiatori che di merci, in conto proprio o per conto di terzi, sulla base della frequenza e della gravità delle infrazioni commesse in violazione del Reg. CE 561/06 e al Reg. UE 165/2014.

nella circolare allegata tutte le informazioni