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Una persona affetta da sindrome delle apnee ostruttive nel sonno (OSAS) può avere una patente a scadenza ridotta (tre anni se si trtatta di patente A, B, B +E, di appena un anno nel caso delle patenti C, C+E, D, D+E) o, nei casi più gravi, prima di vedersi rilasciare o rinnovare la patente (sempre comunque con la stessa durata ridotta) deve fornire un’attestazione specialistica di avere svolto con successo una terapia. E’ questo il contenuto fondamentale – anticipato dall’agenzia Ansa – del decreto del ministro della Salute in fase di pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale. Ma come si fa in concreto a capire se effettivamente un candidato o un titolare di patente sia affetto da tale sindrome? A rispondere è sempre il decreto, che stabilisce a questo scopo precise modalità da seguire una dopo l’altra.

Per prima cosa si sottopone il candidato o il titolare della patente da rinnovare a un colloquio con cui verificare nel soggetto eventuali prime condizioni di rischio (come per esempio il russamento, l’obesità, l’ipertensione arteriosa farmaco-resistente, il diabete, la cardiopatia, eventi ischemici cerebrali e broncopneumopatiea).

Se il colloquio non dovesse essere sufficiente si aggiunge anche un questionario che indaga sulla sonnolenza diurna. In base alle risposte a tale questionario si andranno a individuaretre profili di rischio – basso, medio o elevato – ai fini della circolazione stradale. Per la valutazione della riduzione del livello di vigilanza si passa poi al test dei tempi di reazione,della durata di 10 minuti, dove l’esaminato deve rispondere premendo un pulsante a una sequenza rapida di stimoli luminosi rossi alternati a stimoli luminosi arancio. Il test sarà eventualmente associato al questionario sulla sonnolenza di Epworth.

La cosa importante, come detto, è che i soggetti con rischio medio-basso di sonnolenza diurna, avranno una patente valida tre anni nel caso di A, B, B +E, e di un anno per le patenti C, C+E, D, D+E. Nel caso invece di rischio elevato, si può avere una patente con le stesse scadenze ridotte (tre anni o un anno) soltanto se si produce un’attestazione specialistica del miglioramento ottenuto attraverso una specifica terapia.

Ma quanto sono diffuse le OSAS? Molto, stando alle statistiche. Il neurologo Sergio Garbarinosostiene che ogni anno in Italia provoca oltre 17.300 incidenti stradalie quindi «rappresenta una patologia largamente diffusa e sottostimata nella popolazione generale, le cui dimensioni possono essere paragonate al diabete».

In ogni caso una diagnosi precoce e un ottimale trattamento dell’OSAS rendono possibile prevenirne la comparsa o migliorarne il controllo. In altre parole la diagnosi di OSAS rende concreto il miglioramento della qualità e dell’aspettativa di vita dei soggetti che ne sono affetti offrendo loro un reale e percepito guadagno in termini di salute.