Maggio 15, 2024
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l Consiglio ha approvato in data odierna la sua posizione (orientamento generale) su una riforma essenziale del settore dei trasporti su strada, che riguarda fra l’altro le condizioni di lavoro dei conducenti, norme speciali sul distacco dei conducenti nel trasporto internazionale, l’accesso al mercato del trasporto merci e un’applicazione potenziata. La riforma è volta a garantire un equilibrio tra condizioni di lavoro adeguate per i conducenti e la libera prestazione di servizi transfrontalieri per i trasportatori. Garantirà inoltre certezza al settore e porrà fine alle divergenze di interpretazione delle norme.

L’accordo odierno mira a offrire norme più eque per i conducenti e le società di trasporti e una maggiore efficacia per le autorità nazionali di controllo. I conducenti professionali beneficeranno di migliori condizioni di lavoro e le società che operano in differenti Stati membri otterranno una maggiore certezza del diritto e meno burocrazia. Raggiungere un accordo su queste proposte era una priorità assoluta per Il Ministro federale austriaco dei trasporti Norbert Hofer, attuale, presidente del Consiglio.

Un elemento fondamentale per migliorare l’applicazione consiste nel disporre di un modo affidabile per registrare il luogo e l’ora in cui l’autocarro ha attraversato la frontiera e localizzare le attività di carico e scarico. La seconda versione del tachigrafo intelligente farà tutto questo automaticamente. Tutti i veicoli che effettuano operazioni di trasporto internazionale dovranno essere dotati di tale dispositivo entro la fine del 2024.

In relazione al cabotaggio (operazioni svolte dalle società di trasporti all’interno di un mercato nazionale al di fuori del proprio paese), il Consiglio mantiene la norma attuale di consentire un massimo di 3 operazioni su 7 giorni. Il miglioramento delle misure di applicazione dovrebbe rendere il monitoraggio della conformità più efficiente ed efficace. Per impedire il cabotaggio sistematico, sarà introdotta una fase intermedia di x giorni prima di poter effettuare ulteriori operazioni di cabotaggio nello stesso paese con lo stesso veicolo.

I criteri relativi alla sede delle società di trasporti includeranno un regolare ritorno dei veicoli alla sede operativa della società, per favorire la lotta alle società di comodo.

Il trasportatore dovrà organizzare gli orari di lavoro dei conducenti in modo che questi possano tornare al proprio domicilio (nel paese di stabilimento del trasportatore) almeno una volta ogni quattro settimane o, se il conducente sceglie di prendere due riposi settimanali ridotti, dopo tre settimane sulla strada.

Per garantire condizioni di lavoro adeguate per i conducenti, il riposo settimanale regolare deve essere trascorso al di fuori della cabina. Tuttavia, al fine di affrontare problemi pratici nel trovare un alloggio adeguato, il riposo settimanale regolare può eccezionalmente essere trascorso nel veicolo nel rispetto di determinati criteri.

La riforma precisa il modo in cui i conducenti professionali beneficeranno del principio della parità di retribuzione a parità di lavoro nello stesso posto. La regola generale sarebbe che, se un’operazione è organizzata in modo che il legame tra il lavoro del conducente e il paese di stabilimento rimane intatto, il conducente dovrebbe essere escluso dalle norme in materia di distacco. Questo implica che le operazioni di trasporto bilaterale sono esplicitamente escluse. Nel tragitto verso il paese di destinazione e nel tragitto di ritorno, è consentito un massimo di due ulteriori attività di carico/scarico in entrambe le direzioni senza rientrare nel regime di distacco. Anche il transito è escluso. Per tutti gli altri tipi di operazioni, incluso il cabotaggio, si applicherebbe il regime completo di distacco dal primo giorno dell’operazione. Le norme specifiche sul distacco dovrebbero essere operative entro 18 mesi dall’entrata in vigore dell’atto giuridico.

Le proposte sono parte integrante del primo pacchetto sulla mobilità, presentato dalla Commissione nel giugno 2017.

I testi concordati in data odierna sono la posizione del Consiglio per i negoziati con il Parlamento europeo al fine di raggiungere un accordo sul testo definitivo.

Il ministro dei Trasporti, Danilo Toninelli, ha spiegato che l’impegno suo e dei paesi della Road Alliance era di «dare nuove regole a tutela delle nostre imprese di autotrasporto e per difendere l’Italia dalla concorrenza sleale che arriva dagli operatori di alcuni degli Stati membri. E per migliorare i diritti e le condizioni dei lavoratori del settore, che impatteranno positivamente anche sul livello di sicurezza delle nostre strade». Considerando che «partivamo da obiettivi molto distanti, il risultato raggiunto – conclude Toninelli – è buono».

Speriamo vivamente che il tutto si concluda con la decisione del Parlamento Europeo entro il mese di aprile 2019, altrimenti vedremo slittare il tutto alla prossima legislatura e viste le forti opposizioni dei paesi dell’Est Europa, con Polonia e Bulgaria in testa… arriveremo sempre troppo tardi

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Tolgono visibilità, vanno piano, sono difficili da superare, stanno incolonnati in autostrada, intasano le aree di servizio.

Alzi la mano chi non ha mai formulato questi pensieri trovandosi dietro un mezzo pesante.

Ma voi, vi siete mai messi nei panni dei camionisti?

Se il traffico cittadino vi stressa, elevatelo alla potenza considerando le ore di guida degli autisti. O provate a immaginare quanto sia complicato fermarsi a chiedere informazioni stradali a bordo di un mastodonte.

Faticate a parcheggiare il vostro suv? Un camion è molto più grande.

Gli autisti dormono in cabina, stanno giorni lontano dalla famiglia. E magari devono fermarsi a pochi chilometri da casa perché hanno finito le ore di guida oppure escono fuori dall’impegno giornaliero.
In Italia sono tante le aziende di famiglia, con la passione dei mezzi pesanti che si trasmette di generazione in generazione. Devono però fare i conti con collegamenti stradali obsoleti, infrastrutture assenti, valichi internazionali spesso impercorribili, burocrazia infinita.

Basta provarci. Mettersi nei panni di un camionista condividere con loro qualche chilometro di strada con loro, con l’obiettivo di andare oltre ai soliti concetti e pregiudizi.

I camionisti sono rozzi? Non li conoscete sono uomini sensibili, ordinati e appassionati, certo come sempre c’è anche qualcuno un po’ rozzo, meno sensibile, meno ordinato.

Immaginiamo di intervistarli dentro il loro luogo di lavoro, di vita, eh sì, perché dentro la cabina di un camion, tirata a lucido, linda, pulita e profumata passano gran parte della loro vita, ti diranno che hanno una passione esagerata per i camion. Questo lavoro è una scelta di vita. Il camion è più di una seconda casa, per chi è appassionato. Se gli parlate della loro famiglia vi risponderanno con gli occhi che  brillano: “E’ la cosa più importante al mondo, per primo i figli, poi la moglie che li sopporta e supporta in questa vita sacrificante”. Le problematiche? “La prima difficoltà la incontri sulla strada, con ingorghi vari, disservizi di ogni genere, e aree di servizio troppo piccole e poi le aziende devono fare i conti con la concorrenza sleale dei trasportatori stranieri che pagano meno il gasolio, meno il personale, meno tasse, meno contributi…”. Oggi fare il camionista non va più di moda? “Quale ragazzo di 20 anni può permettersi di investire 4/5mila euro per pagare un patentino? Quando tirerà fuori quei soldi? Ma soprattutto ce li ha? Può investirli per fare una vita sacrificante come quella di un autista? Occorre fare qualcosa perché i giovani si avvicinino a questo mondo perché alla fine è un bellissimo lavoro”.

In un momento di crisi economica e di alta disoccupazione, ogni azienda di trasporto vorrebbe aumentare del 20% la forza lavorativa ma fatica a trovare nuovi autisti. Eppure la paga è buona: chi fa un rientro a casa tutte le sere con trasporto giornaliero ha una retribuzione netta di circa 1.700, fino ad arrivare intorno ai 2.500 per chi sta fuori tutta la settimana. Sono quasi tutti contrattualizzati a tempo indeterminato. Insomma una posizione da mutuo prima casa garantito.

La popolazione degli autisti invecchia e i giovani non si avvicinano. Perché?
Il problema è trovare autisti che ti portino il camion a casa sano. I giovani non si avvicinano perché il costo delle patenti è troppo elevato. O hai il lavoro garantito o non vai a fare una spesa del genere”. Le problematiche? “La viabilità e la carenza di infrastrutture. Poi dobbiamo fare i conti con una concorrenza spietata dall’Est Europa e con troppa burocrazia.

Fare il  camionista non è un lavoro per tutti, a differenza di 30 anni fa ora è una vera e propria professione. Devi conoscere la strada, saperci fare con il cliente e approcciare in modo educato. Non basta solo salire sul camion. Ci vuole competenza e professionalità per fare questo mestiere.  

fonte trasportinforma.it

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PMIA, è vicina alle imprese di trasporto con servizi qualificati ed è costantemente impegnata per la crescita dimensionale, imprenditoriale, culturale, etica e competitiva delle imprese italiane di trasporto. L’Associazione, guidata da esperienze pluriennali di settore, rivendica una politica indirizzata  allo sviluppo delle aziende di trasporto aiutandole ad essere sempre più ”impresa”. Ma PMIA non è solo questo. Vogliamo offrire il massimo ai nostri clienti e a breve il nostro portale online diverrà anche una vetrina per i nostri associati interessati a vendere, acquistare, scambiare o conoscere nuovi mezzi, prodotti ed elementi legati all’autotrasporto.  C’è stata, negli ultimi anni, la tendenza a mettersi nel mercato senza ben definire il nostro utente finale, più che altro senza curare, senza fidelizzare tanto da portare il cliente ad essere un po’ nomade e cercare il singolo prodotto dal singolo venditore. Di certo l’offerta sta crescendo in modo smisurato e la domanda sembra essere stabile ma inferiore, per cui risulta fondamentale spostare il baricentro del commercio verso il basso, verso il punto di destinazione del prodotto per far capire a chi compera quanto potrebbe valere la sua partnership. Ecco perché abbiamo decido di allargare il nostro “network”, divenendo anche strumento fisico e digitale per la vendita e il confronto dei nostri iscritti e dei loro mezzi e strumenti.  Scriveteci e segnalateci pure le vostre richieste. Pronti ad aprirci alla rete e alla comunicazione globale per soddisfare le esigente di tutti i nostri soci aderenti. Le aziende di maggiore successo attuano delle politiche e delle procedure del tutto focalizzate sul cliente.

Articolo di Domenico Letizia, Responsabile alla Comunicazione di “PMIA Autotrasporto

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La situazione italiana degli autisti non è sicuramente migliore di quella degli altri stati europei.

Trasportintelligence ha stilato una classifica degli autisti mancanti nei vari paesi dell’Unione Europea, e negli anni siamo passati dalla sovrabbondanza all’insufficienza.

Le motivazioni sono molte e nessuno ha affrontato il problema prima passiamo ad analizzarle:

  1. Il costo aziendale per ogni conducente è troppo elevato in Italia ad esempio un dipendente assunto al 3° livello super costa all’azienda circa 50.000€ all’anno contro i 20-24.000 della Romania ad esempio;
  2. Il costo per prendere tutte le abilitazioni necessarie è troppo elevato siamo ad oltre 5.000€ (patente, CQC, CFP-ADR);
  3. Il lavoro che viene svolto è molto faticoso e le attenzioni sono sempre maggiori, oltre alal responsabilità:
  4. I pensionamenti sono molto più elevati rispetto alle nuove leve che vogliono svolgere questo mestiere;
  5. Gli autisti comunitari, la fonte maggiore era la Romania, Bulgaria, Polonia… preferiscono lavorare nei loro paesi a parità di reddito netto annuale.

La situazione negli stati non è che sia migliore;

  1. Germania ne mancano all’appello circa 45.000 (oggi) ma almeno il doppio nei prossimi anni;
  2. Gran Bretagna 52.000 autisti in meno;
  3. Italia siamo a circa 15.000 che potrebbero essere assunti domani mattina, ma non ci sono;
  4. Persino la Scandinavia, con a capo la Svezia 5.000 unità, Norvegia 3.000 e la Danimarca con 2.500 autisti.

L´insufficienza di autisti ha tra le cause principali la legislazione svantaggiosa (divieto di riposo in cabina, controlli serrati, parcheggi scarsi e poco serviti…) e gli stipendi troppo bassi.
Anche il numero delle nuove patenti di guida per camion è in netta diminuzione.

Un autista tedesco su 4 supera i 55 anni di età. Al contrario, il settore dei trasporti ha formato negli ultimi anni solo circa 10mila nuovi autisti.

Ma il problema non è solo in Germania, bensì in tutta Europa. Anche nei paesi dell´est è emersa da tempo la scarsità di autisti, i quali, attratti dai maggiori guadagni nei paesi occidentali, vengono via via sostituiti con camionisti ucraini. Ciò significa che la linea di confine nel settore dei trasporti si sposta ogni dieci anni sempre più a est. E nel territorio europeo le lunghe distanze vengono percorse quasi senza eccezioni dagli autisti dell´est. Ai trasportatori e vettori occidentali rimane fondamentalmente la gestione dei trasporti complessi, che richiedono una maggiore competenza tecnica e organizzativa.
L´aumento dei costi del lavoro implica un sensibile e progressivo aumento dei costi di spedizioni e trasporti.

Il problema non è solo economico ma anche politico, nella misura in cui si rende necessario creare condizioni migliori per gli autisti (come parcheggi meglio serviti, ecc), al fine di rendere nuovamente attrattivo questo lavoro per i giovani.
Non è al momento pensabile un futuro senza autisti, in quanto i camion senza guidatore saranno una sperimentazione concreta e massiva non prima di 30 anni.

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I veicoli industriali immatricolati dal 15 giugno 2019 dovranno montare i cronotachigrafi di nuova generazione che rispondono alle caratteristiche imposte dal Regolamento UE 165/2014.  Rispetto all’attuale, questo equipaggiamento presenta diverse novità, tra le quali spicca la nuova interfaccia DSRC (Dedicated Short Range Communication), che invia via radiofrequenza alcuni dati ai dispositivi delle Autorità di controllo anche con il veicolo in movimento.
In particolare, saranno trasmesse le informazioni sul veicolo, sulla calibrazione del cronotachigrafo, su eventuali violazioni alle norme sulla guida e sul riposo e su malfunzionamenti dello stesso cronotachigrafo. Questi dati non potranno essere usati per multare il camion “al volo”, ma per segnalare eventuali irregolarità, che dovranno essere sanzionate con il fermo dell’automezzo. Il Tachigrafo intelligente trasmette queste informazioni tramite una piccola antenna montata sul parabrezza del camion.
Un’altra importante innovazione è la rilevazione della posizione del veicolo tramite un sistema globale di navigazione satellitare (GNSS) incorporato nel cronotachigrafo. Il cronotachigrafo registra automaticamente i dati della geo-localizzazione all’inizio e alla fine del periodo di lavoro del conducente e, durante il viaggio, ogni tre ore cumulative di guida. L’impresa di autotrasporto può usare queste informazioni nei suoi software di gestione flotta.
La terza importante innovazione riguarda l’Intelligent Transportation Systems (ITS), che fornisce informazioni provenienti dal Tachigrafo intelligente attraverso un’interfaccia standard. Il cronotachigrafo invia oltre settanta informazioni diverse sul veicolo e sul viaggio, che il gestore della flotta può usare per pianificare e controllare il trasporto. I legislatori hanno concesso la possibilità di usare l’ITS come opzione, ma alcune case di produzione come la Vdo la inserisce in tutti i suoi cronotachigrafi.
Per aumentare la sicurezza contro manomissioni dei dati, il cronotachigrafo Tachigrafo intelligente usa un nuovo sistema di crittografia a chiave pubblica, che riguarda le comunicazioni tra il sensore di velocità e il tachigrafo digitale, nonché le comunicazioni della mappa tachigrafica. Le carte tachigrafiche supporteranno due tecnologie di crittografia, quindi, sia le carte tachigrafiche dei conducenti, sia quelle delle aziende oggi esistenti potranno continuare ad essere utilizzate anche con il tachigrafo intelligente fino alla loro data di scadenza.

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Lavoro a tempo determinato, welfare aziendale, formazione continua, costo del lavoro, controllo gestionale, delocalizzazioni. Tutti capitoli attuali, delicati ed analizzati con attenzione, questi i temi affrontati al Convegno della Conflavoro di Roma.

“Una contrattazione a tempo determinato mutata per l’ennesima volta rispetto al recente passato – spiega Roberto Plini – ma anche un capitolo sulle delocalizzazioni tutto da studiare per evitare brutte sorprese se si è beneficiari di incentivi pubblici. Questi sono i due principali e profondi cambiamenti che negli ultimi mesi hanno attraversato il sistema del lavoro italiano, ai quali va aggiunta l’importanza di puntare sempre più sui vantaggi di un welfare aziendale potenziato. E anche su una formazione professionalizzante che sappia qualificare i lavoratori tenendo conto della perenne rivoluzione tecnologica-industriale. Evitando così un appesantimento economico per le imprese fino a sostituire la parola ‘costo’ con la parola ‘investimento’. Perché di questo si tratta, di un investimento”.

“Come presidente di Conflavoro Pmi – sottolinea Plini – conosco bene le esigenze degli imprenditori e dei professionisti della capitale e del Lazio. Il nostro sarà infatti un evento di respiro regionale e di interesse collettivo per il tessuto socio-economico del territorio. A testimoniarlo la collaborazione degli ordini dei commercialisti e degli avvocati, che ringrazio particolarmente per la vicinanza”.

Ma quali sono queste esigenze di chi fa impresa? La conoscenza, gli sgravi, la formazione, il supporto delle istituzioni, appunto. Il bisogno, in definitiva, di sentirsi tutelati e sostenuti in un circolo virtuoso che possa rilanciare il lavoro a beneficio di tutte le parti sociali coinvolte. “Il primo provvedimento del governo Conte e, in particolare, del ministro Di Maio, è stato il decreto dignità. In quel testo – ricorda Plini – poi modificato in parlamento sono contenute molte variazioni al nostro sistema lavoro. Non tutti gli aspetti che lo riguardano sono stati però recepiti con chiarezza dai diretti interessati, ovverosia gli imprenditori e i loro lavoratori. Penso ad esempio alla struttura dei contratti determinati, diventata definitiva e valida per tutti proprio in questi giorni”.

Partecipazione qualificata di relatori, una organizzazione perfetta, un panorama mozzafiato, tantissimi partecipanti ai quali è stato riconosciuto anche un Credito Formativo ed eccezionali i relatori.
Questa in sintesi la giornata di lavori che si è tenuta al Grand Hotel Helio Cabala. In apertura dei lavori, i saluti del grande Presidente di Conflavoro Roma, Roberto Plini, a seguire per la PMIA l’intervento del Segretario Generale Roberto Galanti poi gli altri autorevolissimi relatori (i Professori ordinari di diritto del lavoro Marco Marazza della LUISS e Roberto Romei della Università TRE e Maurizio Centra della commissione Lavoro ODCEC di Roma. A seguire Marco Auricchio, Giuseppe Ametrano, Vincenzo Mazzocco, Michele Farina Vice presidente della Commissione diritto del Lavoro dell’ODCEC.
Presenti il Vice Presidente Nazionale della Conflavoro Graziano Ceglia e il Presidente della Conflavoro di Ascoli e Fermo, Simone Marcelli.
I lavori sono stati “ripresi” da SKY MAGAZIN 789.
L’intervento del Segretario Generale PMIA, alla sua seconda uscita dopo la sua elezione di poche settimane fa, Roberto Galanti si è soffermato a sottolineare alcune criticità nell’autotrasporto in relazione al Lavoro a tempo determinato e maggiormente sulle DELOCALIZZAZIONI.

fone trasportinforma.it

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“Con l’ok al decreto Genova in via definitiva non è stato solo approvato il più imponente intervento a sostegno di una città ferita e spezzata dal crollo del ponte Morandi. Con la norma che ridisegna le competenze dell’Art si sono poste le basi per una vera e propria rivoluzione nella definizione dei pedaggi autostradali, che per la prima volta non verranno più stabiliti per coprire i costi operativi dei concessionari e il prezzo di investimenti solo previsti, bensì terranno conto degli investimenti effettivamente realizzati e dei ricavi derivanti dalla capacità produttiva del concessionario”, ha dichiarato il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Danilo Toninelli.
Dalla “previsione” degli investimenti alla loro effettiva attuazione
Finora per le 25 concessioni autostradali in essere esistono ben 6 regimi tariffari differenti in cui i pedaggi, nella maggior parte dei casi, vengono stabiliti in base a investimenti previsti e costi operativi e con il semplice criterio del ripianamento delle spese dei concessionari, senza alcun obiettivo di incrementare l’efficienza del servizio e la produttività. Con il decreto Genova, invece, il sistema cambia radicalmente. Viene infatti introdotto un sistema tariffario unico, stabilito dall’Art, basato sulla metodologia del price cap, il cui indicatore di produttività verrà aggiornato ogni cinque anni e in cui ci saranno dei meccanismi automatici di contenimento degli extraricavi. 
Penalità per i concessionari che non effettuano investimenti
Si prevede anche, per quei concessionari che non effettuano investimenti o tardano a farlo, una penalità che andrà a ridurre direttamente i pedaggi. “Cosa vuol dire tutto questo? Che con il nuovo sistema – sottolinea Toninelli – si avranno, in generale, pedaggi più bassi e più oggettivamente conformi all’efficienza del servizio e dunque sarà un grande vantaggio per chi usa le autostrade.
Tutto ciò vuol dire, anche, che è finita la stagione dei concessionari ‘prenditori’, ovvero di quelli il cui unico obiettivo era arricchirsi sfruttando il bene pubblico e fare profitti senza reinvestirli per la pubblica utilità, potendo per altro contare su una remunerazione del capitale a tassi fuori mercato. Tutto questo con le norme che abbiamo pensato e realizzato non potrà più esserci. Allo stesso tempo, i concessionari che sapranno invece svolgere correttamente il loro lavoro di imprenditori – potranno offrire un servizio migliore a tutto il comparto, contribuire a innescare un processo virtuoso nel settore, e anche avere un vantaggio, se sapranno aumentare la propria produttività e contenere i costi – ha concluso il ministro – come il nuovo sistema li incentiverà naturalmente a fare”.
Fonte Euromerci
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In “Bianco rosso e Verdone”, il logorroico e pedante Furio annuncia alla famiglia che l’auto ha appena terminato il rodaggio e lancia la seguente proposta: “Bambini, vogliamo dare una lezione a quel bestione là davanti che tra l’altro di domenica non potrebbe neanche circolare?”. Il sorpasso finisce malissimo. Per timore delle conseguenze il camionista, uno strepitoso Mario Brega, si rifugia nella vetturetta di Mimmo (e della nonna).

Comunque, abbiamo un dato di fondo inoppugnabile: la domenica, per regola generale, i mezzi pesanti non circolano. Se però andiamo ad analizzare questa regola dall’interno, ci accorgiamo che le cose sono piuttosto complesse; e che, forse, tutto un sistema consolidato sta oramai mostrando la corda.

Il cosiddetto “calendario dei divieti mezzi pesanti” in realtà non è un banale calendario indicante, per l’anno successivo, le domeniche e gli altri giorni festivi con le ore precluse al trasporto merci, ma un vero e proprio provvedimento generale, redatto annualmente dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti in funzione di regolamentazione della circolazione, pieno di eccezioni e contro-eccezioni.

Probabilmente, solo Furio saprebbe memorizzarle tutte. Vi si legge, per esempio, che il divieto di circolazione è un po’ più blando per i veicoli provenienti dalla (o diretti in) Sardegna; che esso non vale per determinate categorie di trasporti e comunque “per i veicoli che compiono percorso per il rientro alla sede dell’impresa intestataria degli stessi, purché tali veicoli non si trovino ad una distanza superiore a 50 km dalla sede a decorrere dall’orario di inizio del divieto e non percorrano tratti autostradali”; che le prefetture possono, inoltre, autorizzare la circolazione di altri veicoli teoricamente tenuti allo stop domenicale; eccetera.

Visto che abbiamo parlato di Sardegna, chiaramente non è la sola regione d’Italia, negli ultimi tempi sembra strano ma sono più i mezzi che circolano nei giorni di divieto che nei giorni normali, ma i permessi a chi vengono rilasciati da parte delle Prefetture?

Stavo pensando che anche io con il mio mezzo di chiedere al prefetto di farmi rilasciare l’autorizzazione alla circolazione per andare a casa di mio figlio la domenica, pensate che mi verrebbe rilasciato?, Beh in questo caso proprio no (almeno credo), ma se dico che devo portare dei prodotti alimentari freschi? Ecco a questo punto sono già autorizzato con una bella “d verde” sul mezzo.

Se invece come spesso accade i supermercati chiedono le consegne anche di domenica ma non di “solo”  prodotti freschi, ma anche di “secco” (come lo chiamano loro… ecco che la famosa “d verde” torna utile, perchè magari in mezzo a tutto quel groviglio di prodotti ci metto dentro anche due o tre bancali di verdure (naturalmente in fondo al camion, a tappo) e chi mi controlla?

Insomma: un impianto normativo complesso. Tuttora foriero di incertezze applicative, nonostante siano passati (o forse, proprio perché sono passati…) venticinque anni dall’approvazione del Codice della Strada. Lo scorso 23 aprile, il MIT ha dovuto chiarire con una nota che i veicoli che si trovino a meno di 50 km dalla sede dell’impresa possono rientrarvi, durante il periodo di divieto, anche con il carico a bordo – non è necessario, in pratica, che siano vuoti.

Le Prefetture (alcune sono molto prolifiche) rilasciano con troppa discrezionalità i permessi in deroga, è giusto che la legge non debba essere superata, se non in caso di eccezionalità, dal rappresentante dello stato sul territorio, che…, ma non voglio esprimermi ulteriormente

Momentaneamente, per i camionisti nulla, ma cambia per le aziende di trasporto che non hanno santi in paradiso, oppure che vedono una parte di fatturato che vola via perchè il concorrente può girare quando ci sono i divieti.

Comunque il primo a dover intervenire in materia altri non è che lo stesso MIT, ma tra le associazioni dell’autotrasporto la preoccupazione e il malcontento sono palpabili. In realtà si tratta, né più né meno, di trovare un bilanciamento tra gli interessi della sicurezza della circolazione stradale e gli interessi produttivo-commerciali.

Il tradizionale provvedimento annuale del Ministero, di per sé, è ancora uno strumento adatto rispetto a un compito tanto complesso? Servirebbe un Codice della Strada tutto nuovo, capace di configurare altri moduli di regolamentazione della circolazione fuori dai centri abitati. L’auspicio di molti è che la legislatura da poco inaugurata produca qualcosa in tal senso.

fonte trasportinforma.it